Vivere male per dipingere bene

"Costui o diventerà pazzo, o ci farà mangiare la polvere a tutti quanti. Se poi farà l'uno e l'altro, non sono in grado di prevederlo" (Camille Pissarro su Vincent van Gogh).

Con Van Gogh inizia il dramma dell'artista che si sente escluso dalla società e che decide di rinchiudersi in un mondo proprio portando avanti con fermezza le proprie idee. Si tratta di una mente geniale, che si interroga sul significato dell'esistenza e del suo compito tra gli uomini. Van Gogh era un uomo con dei sogni, dei nobili sogni la cui incapacità nel realizzarsi lo hanno portato a rivoltarsi contro tutti. Una rivolta che lo porterà nell'olimpo post mortem.


Vincent Willem van Gogh nacque il 30 marzo del 1853 in Olanda, nel Brabante settentrionale. Figlio di un pastore protestante, era il più grande di sei fratelli tra cui Theo van Gogh. 
Nel 1869 terminò gli studi e partì per L'Aia, dove si impiegò come commesso nella succursale della casa d'arte parigina Goupil & Cie. Qui entrò in contatto con alcune opere di soggetto contadino di Millet, che sarà suo punto di riferimento per tutta la vita.
Quasi contemporaneamente il fratello Theo iniziò una brillante carriera di mercante d'arte e inoltre si occupò personalmente di sostenere gli impressionisti nei loro momenti più bui.
Poco tempo dopo Vincent tornò in Olanda e decise di entrare alla facoltà di Teologia, nonostante fosse sempre stato molto attratto dalla pittura come testimonia una delle oltre 500 lettere inviate a Theo durante la sua vita. Purtroppo venne rifiutato alla facoltà per il suo carattere poco propenso alla sottomissione e intorno al 1880 incominciò a ricevere del denaro dal fratello come sostentamento e in più decise di prendere definitivamente la strada della pittura, chiedendo a Theo di tenerlo aggiornato il più possibile sugli sviluppi in campo artistico a Parigi
Nel settembre del 1883 tornò dai genitori a Nuenen, dove produsse il suo primo vero grande capolavoro: "I mangiatori di patate".


Si tratta del dipinto più importante del periodo olandese di Van Gogh, il quale la considera una delle sue opere meglio riuscite. Millet e Israels erano famosi rappresentatori della vita quotidiana, ma ne davano un'interpretazione assai romantica. Invece Van Gogh creò una scena fuori dagli standard, facendo della crudezza e del realismo le caratteristiche più evidenti. 
In una capanna malmessa troviamo cinque componenti di una famiglia. I loro volti sono illuminati da una flebile luce e i loro sguardi non si incrociano; la ragazzina girata di spalle ha un compito molto importante per quanto riguarda la visione del quadro: infatti la sua posizione comporta l'esclusione dalla scena da parte dell'osservatore, il quale si sente estraneo alla cena. Nei personaggi viene esaltata la rozzezza, grazie anche all'uso di colori sporchi e cupi e all'esaltazione degli sguardi stanchi e delle mani rugose, segni evidenti delle fatiche di una giornata di lavoro. 
"...Chi preferisce i contadini col vestito della domenica faccia pure come vuole. Personalmente sono convinto che i risultati migliori si ottengano dipingendoli in tutta la loro rozzezza, piuttosto che dando loro un aspetto convenzionalmente aggraziato" (lettera a Theo 370, 30/04/1885).

A fine 1885 Vincent si trasferì ad Anversa. Qui scoprì le stampe giapponesi, frutto dell'apertura al mondo occidentale del Giappone, mentre nei mesi precedenti rimase letteralmente estasiato dalla teoria dei colori di Delacroix. Van Gogh non era una persona superba, aveva le sue convinzioni ma era sempre ben disposto ad imparare da altri stili. Inoltre frequentò una scuola d'arte ad Anversa in modo da completare la sua formazione autodidatta. Nel 1886 il grande salto: trasferimento a Parigi presso Theo. Qui conobbe diversi artisti dell'epoca come Toulouse-Lautrec e Bernard, mentre il fratello gli presentò gli impressionisti Monet, Renoir, Degas, Pissarro, Sisley e i puntinisti Seurat e Signac. Inizialmente i quadri impressionisti non gli erano piaciuti e arrivò a definire queste opere prive di colore e addirittura spregevoli. 
Col passare del tempo però incominciò ad apprezzare diversi artisti, specialmente Degas e Pissarro, il quale da sempre molto attento ai giovani notò il talento di Vincent. Quest'ultimo decise di abbandonare i soggetti di contenuto sociale e fece infine la conoscenza di Gauguin. Nel 1887 l'olandese organizzò una mostra per riunire tutti i suoi nuovi amici, ma parteciparono solo Gauguin, Bernard e i puntinisti. Ben presto Vincent sentì il bisogno di rifugiarsi in un ambiente meno contaminato e partì alla volta di Arles, in Provenza.  



L'arte di Van Gogh ad Arles (rappresentata sopra da lui in un dipinto) fu maggiormente orientata verso un concetto poetico di colore piuttosto che verso gli impressionisti. Continuò a lavorare duro e affinò sempre di più la sua tecnica personale. Vincent era sicuro che solo col lavoro di gruppo si sarebbe potuta creare una nuova arte e invitò alla sua "casa gialla" ad Arles Gauguin e Bernard. Dopo un'iniziale tentennamento da parte dei due, Theo convinse Gauguin a raggiungere il fratello maggiore, il quale provava grande ammirazione nei confronti del sintetista. 
Il rapporto tra i due terminò in maniera burrascosa, con Van Gogh che colpito da una crisi nervosa si mutilò l'orecchio destro con un rasoio.



Il nativo di Zundert era da tempo in preda a grossi esaurimenti nervosi e passò diverso tempo in ospedale, sottoposto a diverse cure. Theo continuò ad informarlo sulle novità a Parigi anche quando Vincent si fece ricoverare volontariamente nel manicomio di Saint-Remy nel maggio del 1889, essendo convinto di essere pericoloso per la gente. La fonte d'ispirazione continuò ad essere la natura e dipinse molti elementi del giardino del manicomio. Famosi sono "Lillà" e "Iris". A fine 1889 partì alla volta della casa dl dottor Paul Gachet, amante dell'arte, di cui realizzò subito il ritratto. Qualche mese prima però realizzò una delle sue opere più conosciute: "Notte stellata".


Paul Gauguin e Emile Bernard andavano elaborando un'arte sempre più di contenuto simbolico mentre Van Gogh cercava sempre il rapporto con la natura concreta. Egli aveva grandi difficoltà a rappresentare il cielo notturno e creò quindi un metodo ingegnoso: fissò delle candele accese alla sommità del suo cappello e dipinse così la prima veduta notturna 'en plein' air della storia. 
Il risultato tuttavia non fu molto realistico, poiché la fervida immaginazione di Vincent trasformò il cielo in un evento cosmico: il cielo appare squarciato da una serie di comete che girano vorticosamente sulla cittadina di Arles, immersa in un'atmosfera soprannaturale. Il tetto del campanile richiama i cipressi, tanto cari all'olandese, e le pennellate tonde che formano gli astri le ritroviamo negli alberi.

Il 16 maggio del 1890 ritornò a Parigi e nello stesso periodo una serie di disgrazie capitate a Theo e alla sua famiglia lo turbarono parecchio. Si chiuse in un isolamento totale e pochi giorni prima di suicidarsi dipinse "Campo di grano con corvi". 


La scena non lascia presagire nulla di buono. Il volo dei corvi sembra un malaugurio e le pennellate sono molte più spigolose rispetto al passato. L'atmosfera è cupa, carica di negatività e malinconia. Questa è la perfetta immagine di un uomo che si sente sconfitto, spolpato di ogni piacere e attanagliato dai suoi pensieri. Erano passati solo cinque anni dalla realizzazione di "Mangiatori di patate" e la sua evoluzione artistica era stata fulminea. 

Il 27 luglio del medesimo anno si sparò un colpo con una rivoltella e morì dopo due giorni di agonia. Il fratello accorse il prima possibile e Vincent gli disse: "Niente lacrime, l'ho fatto per il bene di tutti". Theo, un'anima pura che vegliava da anni su Vincent, non sopportò il dolore della perdita, perse la ragione e morì circa sei mesi dopo. Alcune tele di Van Gogh vennero esposte nelle settimane seguenti alla sua morte e furono tra le più apprezzate e acclamate.

Mette una tristezza immane vedere come una persona con delle aspirazioni, con una voglia di fare enorme, sia arrivata ad uccidersi per non ferire più nessuno. Aveva un sogno, sognava di creare una grande comunità di artisti. Non è stato possibile. 
Aveva studiato tanto, aveva quasi raggiunto la perfezione. Non amava sentirsi dare del simbolista perché il suo era più uno stile proprio, una miscela di tutte le conoscenze accumulate nella sua vita. 
Da sconosciuto e ignorato ad artista celebratissimo. Sei divenuto pazzo, troppo pazzo, talmente pazzo che la polvere l'hai fatta mangiare veramente.
Tot ziens Vincent.        




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