Te faruru

"Guardate i giapponesi, che pure dipingono in modo ammirevole e vedrete una vita all'aria aperta e al sole, senza ombre..." (Paul Gauguin).


Spesso la vita riserva delusioni, abbattimenti, riprese e momenti di frustrazione, e non c'è cosa più bella che viverli con la consapevolezza di stare intraprendendo la strada giusta. Probabilmente quella che ci farà sentire eterni.

Eugène-Henri-Paul Gauguin nasce a Parigi il 7 giugno del 1848, anno dello scoppio di numerosi moti rivoluzionari in tutta Europa. Rimasto precocemente orfano di padre va a vivere in Perù con la madre e la sorella a soli tre anni e, approfittando della condizione sociale di prestigio di cui godeva suo zio discendente dei Moscoso, trascorre la prima infanzia nel benessere più totale, in un paese pittoresco che rimarrà per sempre impresso nella sua memoria.
A seguito del ritorno a Parigi, alcuni viaggi con la marina mercantile e la perdita della madre, Paul si avvicina al mondo della pittura. Il suo tutore Gustave Arosa ebbe un ruolo di primissimo piano nella sua formazione umana e culturale, facendogli conoscere la sua futura moglie, la danese Mette Gad, nonché artisti di fama come Pissarro. Inoltre sposa pienamente la filosofia impressionista e forma una collezione di tutto rispetto acquistando opere dello stesso Pissarro, di Sisley e di Cezanne.


Tra le sue prime opere documentate troviamo "Nudo di donna che cuce", un dipinto che rappresenta il nudo della bambinaia dei suoi figli. Due sono gli elementi degni di nota: dei drappi algerini sulle pareti che anticipano una nota esotica e il mandolino appeso al muro che verrà sfruttato appieno nelle sue potenzialità dai cubisti come Braque. Il nudo viene rappresentato con un'intensità e realismo non indifferente per l'epoca, che riporta alla mente Courbet

La vera svolta per Paul arriva nel 1888, quando a Pont-Aven conobbe Emile Bernard, con il quale sarà il precursore del Sintetismo. Si tratta di una corrente pittorica post-impressionista e anti-naturalista. Ed è sintetista quella che è forse l'opera più conosciuta di Gauguin: "Il Cristo giallo".


Risalente al 1889, "Il Cristo giallo" è realizzato con olio su tela. La scena è dominata da un grande crocefisso e il significato è chiaro: rivivere nell'esperienza quotidiana il mistero del sacrificio. Sullo sfondo la cittadina di Pont-Aven trasmette calma e serenità. Al posto della Madonna, della Maddalena e degli apostoli ci sono tre contadine vestite con tradizionali indumenti bretoni e il colore rosso degli alberi richiama il sangue di Cristo. Inoltre l'unione particolare giallo-arancio esprime il dolore del Cristo "oggi e domani". 
Sullo sfondo la cittadina di Pont-Aven richiama calma e serenità e inoltre il quadro e tagliato il due dalla croce proprio come usavano fare i giapponesi con gli alberi. La totale mancanza di ombre richiama al Primitivismo tanto caro a Gauguin. Come quasi tutte le opere di Paul, anche questa deve molto ala tecnica del Cloissonisme, la quale fa riferimento alle vetrate gotiche.

Nell'estate del 1988 trascorre un breve periodo ad Arles con Vincent van Gogh e successivamente appoggia il Simbolismo andando a vivere a Tahiti, ma non prima di aver conosciuto i pittori di matrice simbolista dei Nabis. Nel 1891 arrivò a Tahiti dove iniziò una produzione continua e mirata a rappresentare sia la gente del posto, sia simboli ed elementi distintivi di quella nuova cultura. Successivamente fece ritorno a Marsiglia dove si creò un'abitazione all'insegna dei piaceri, corredata con colori esotici e quadri di nudi, ma soprattutto con la scritta provocatoria all'ingresso "te faruru" (qui si fa l'amore). Purtroppo per lui la mostra personale dei suoi dipinti Tahitiani fallì miseramente. Infatti due quadri su quarantanove e sette disegni vengono acquistati dall'amico Degas, mentre nel verbale della vendita figura per la prima volta, accanto all'acquisto di un disegno, il nome di un giovane mercante destinato a diventare uno dei maggiori acquirenti della produzione di Gauguin: Ambroise Vollard.


Nel 1897, durante il suo secondo periodo a Tahiti, Gauguin viene a sapere della morte della figlia e in risposta all'accaduto dipinge immediatamente questa tela, titolata "Da dove veniamo? Cosa siamo? Dove andiamo?". Inizialmente giudicato allegorico, per Paul il quadro rappresentava invece il mistero della vita attraverso l'uso simbolico dei colori. Leggendo l'opera da destra verso sinistra notiamo le tre età della vita, tema in futuro ripreso anche da Klimt. La donna anziana a sinistra sembra ripensare ai suoi anni trascorsi e ai suoi rimorsi, mentre l'idolo in secondo piano rappresenta il completo passaggio di Gauguin da un cultura occidentale ad una orientale. La figura giovane in primo piano, intenta a raccogliere dei frutti, e un po' come se stesse raccogliendo i frutti della sua vita, giunta a metà. Per Gauguin la svolta nel mondo dell'arte era vicina, il colore stava per rivelare la sua "forza interiore". Il Fauvismo era stato praticamente annunciato.

Ben presto Gauguin si renderà protagonista di molte denunce nei confronti delle tasse e degli obblighi imposti dai francesi a Tahiti e alla fine verrà arrestato e rinchiuso per tre mesi che non porterà a termine. Paul Gauguin morì nel 1903 per sifilide e il suo corpo fu sepolto ad Hiva-Oa. Solo vent'anni dopo venne ritrovata la tomba, la quale venne dotata della semplice scritta "Paul Gauguin, 1903". Forse non sarà stato il modo più bello di lasciare il mondo, ma sicuramente lo avrà fatto come e dove sarebbe piaciuto a lui: in una terra primitiva, lottando per quel che credeva, nel più totale anonimato.    


  

Commenti

Post popolari in questo blog

Caos e figure geometriche

La bellezza delle belve