Claro y oscuro

"Il sonno della ragione genera mostri" (Francisco Goya).

Il '700 è un secolo un po' interlocutorio per quanto riguarda la storia dell'arte, con fenomeni quali Neoclassicismo e Rococò che avranno il loro momento di gloria per quasi un secolo per poi lasciare posto ad un'esplosione di libertà e creatività artistica che farà da padrone per i due secoli successivi. Possiamo annoverare in questo periodo talenti come Hogarth, David, ma soprattutto Goya, probabilmente il vero sovrano dell'arte settecentesca, tralasciando ovviamente un pezzo da novanta come il "nuovo Fidia" Antonio Canova, scultore neoclassico e rivoluzionario nel suo settore.


Francisco José de Goya y Lucientes ha il suo primo natale in Aragona, a Fuendetodos il 30 marzo del 1746, da dove poi si trasferì a Saragozza frequentando un collegio di padri. Tuttavia più che essere interessato ad argomenti di materia teologica e filosofica, Goya si mostrava piuttosto annoiato, e ciò avrà un certo peso anche nella sua arte, poiché non sarà mai un teorico, un colto che dipingeva soggetti religiosi, mitologici o classici, bensì un artista molto più istintivo e poco riflessivo. Avendo il padre notato il talento del figlio per il disegno e la pittura, lo mise a bottega presso un pittore della zona, dal quale imparò la rapidità e il buon gusto in fatto di decorazioni.

L'arrivo a Madrid quando era ancora un adolescente lo trascinò in una vita fatta al contempo sia da bevute, risse e serenate, sia da un'intensa formazione dal punto di vista artistico, espandendo i suoi orizzonti grazie anche alla grande concentrazione di artisti di quel periodo presente a Madrid, grazie al re illuminista Carlo III. A Madrid, Goya si recò con il suo amico Francisco Bayeu, mentre il fratello di quest ultimo ebbe un risultato migliore di Goya nel test d'ingresso per l'Accademia delle belle arti, la quale rifiutò Goya per ben due volte prima che quest ultimo decise di trasferirsi a Roma, centro del Neoclassicismo.


A Roma, Goya si trattenne per poco più di un anno e si avvicinò ad alcuni artisti con tendenze romantiche e in aperta controtendenza con il neoclassicismo, come Robert e soprattutto Fussli. Venne in contatto anche con l'arte di Raffaello, Bernini, Veronese e Rubens, per poi tornare in Spagna con l'aiuto dell'ambasciata spagnola a seguito di un crimine da lui compiuto. Tuttavia, prima di andarsene, dipinse "Annibale vincitore che rimira per la prima volta dalle Alpi l'Italia", un'opera che si mostra in linea con lo stile neoclassico dell'epoca e il richiamo a personaggi e grandi del passato. L'opera gli valse un secondo posto ad un concorso, una delle ultime delusioni della carriera di Goya.

Dopo aver avuto un figlio da sua moglie, la sorella di Francisco Bayeu, quest ultimo fece chiamare Goya a Madrid da Mengs con l'obiettivo di far disegnare una serie di arazzi a giovani pittori spagnoli unendo la tradizione fiamminga e le tecniche locali. Fu così che Goya produsse una serie di cartoni che gli garantirono un grande successo, in seguito riuscì ad entrare al terzo tentativo nell'Accademia di San Fernando e cominciò a produrre una serie di ritratti per i nobili della corte di Madrid. La fama crebbe sempre di più, con la nomina a "pintor del rey" che gli valse la presenza a tutti gli eventi e cerimonie più importanti.


Se si da un occhiata ad alcuni dipinti realizzati a cavallo degli anni 80 e 90 del '700, si possono notare delle colorazioni più accese e vivaci, ma anche avvisaglie di quello che sarà il periodo più famoso e della completa maturazione di Goya. Il primo si intitola "La vendemmia", ed è uno degli arazzi che furono commissionati al pittore e che erano destinati a Carlo III, il secondo invece si intitola "Il fantoccio", un'opera che rappresenta l'antico svago o usanza delle ragazze spagnole, che giocavano facendo rimbalzare un fantoccio dalle fattezze di un uomo. Questa rappresentazione è forse l'allegoria delle donne che si prendono gioco degli uomini. Inoltre, l'atmosfera del quadro non è rassicurante, anzi trasmette una certa inquietudine per via del volto inespressivo del fantoccio e delle risate delle quattro "streghe".

Con l'insediamento a re di Carlo IV, Goya perse la fiducia in un futuro che appariva sempre meno roseo, con un re considerato universalmente un fannullone e con la moglie che si circondava di amanti. Così, Goya passò in poco tempo ad una pittura più ironica circa le cronache del tempo e in seguito fu colpito da una pesante malattia che lo tenne paralizzato a letto per circa un anno, afflitto da emicranie, vertigini e allucinazioni. Si trattava forse di sifilide oppure di un intossicazione di piombo a causa del vizio di inumidire i pennelli con la bocca. Terminata la malattia ebbe una relazione con una delle donne spagnole più famose del tempo, la duchessa d'Alba, e cambio totalmente i suoi temi, passando a rappresentazioni lugubri, tenebrose e a tratti macabre e pesanti per lo spettatore.


A ridosso dell'800, Goya si dedicò ai cosiddetti "Capricci", una serie di incisioni che però troveranno la fama solo nei decenni a seguire essendo state giudicate blasfeme dall'Inquisizione per via dei riferimenti ironici e taglienti e delle rappresentazioni dei vizi e delle follie umane. Il "capriccio" più famoso è "Il sonno della ragione genera mostri", che rappresenta un uomo addormentato, probabilmente Goya, generante un'orda di mostri e creature orribili. Queste creature vengono prodotte dalla mente dell'uomo stesso e la scritta in basso a sinistra da cui è preso il nome dell'opera sta a rappresentare l'affermarsi del Romanticismo, con il sonno della ragione, ovvero dell'Illuminismo, che porterà al venir fuori di tutti i più grandi turbamenti e vizi degli uomini.


"Il caprone" è invece un'opera che riguarda le nuove tematiche affrontate da Goya. Viene rappresentato un caprone, simbolo del demonio, che presidia un rito di streghe, le quali offrono anche un bambino in sacrificio. Il quadro si mostra piuttosto disturbante sia per l'atmosfera di normalità che permea la scena, sia per la presenza di bambini morti, come ad esempio quello sulla sinistra o quello retto dalla strega sulla destra. Infine è presente un gruppo di pipistrelli nel buio cielo. I tratti somatici del caprone in questa fase non sono ancora paragonabili a quelli che saranno più avanti, specialmente nella fase delle "pitture nere", dove i toni diventeranno ancor più macabri e ai limiti del surreale.


Tuttavia, in questa fase c'è ancora spazio per qualche dipinto più leggero. "Maja vestida" e "Maja desnuda" furono realizzate all'inizio del nuovo secolo probabilmente su commissione del primo ministro Godoy e rappresentano la stessa modella, sconosciuta, prima in abiti e poi in un nudo completo. Per la prima volta vengono rappresentati i peli pubici, aspetto di grande realismo, e la modella emana una grande sessualità rendendo la scena erotica grazie allo sguardo e alla posa disinibita, impropria per l'epoca. Si tratta di due dei dipinti più famosi di Goya e secondo alcune ipotesi potrebbe essere stata raffigurata la duchessa d'Alba, amante di Goya.


Quando Napoleone pose sul trono di Spagna suo fratello Giuseppe Bonaparte, si diffuse grande scontento e sdegno in tutta la Spagna, sentimenti che culminarono nella rivolta anti napoleonica del 2 maggio 1808 e nella successiva Guerra di Indipendenza durata fino al 1814. Goya si impegnò a rappresentare l'atmosfera dell'epoca nelle sue tele. La prima di queste, "Il colosso", è un'opera dal significato enigmatico: vengono rappresentata tantissime persone che scappano in massa da un pericolo imminente e che vengono sovrastate dall'imponente presenza di un colosso che potrebbe essere la minaccia stessa, o il simbolo dell'assolutismo, o l'allegoria della guerra contro la Francia, o addirittura il difensore del popolo stesso, ipotesi avallata dalla posa del gigante che si trova in difesa e non sembra voglia ferire le genti. Invece il secondo dipinto intitolato "3 magio 1808" rappresenta il secondo giorno di rivolta e questa tela verrà presa come spunto da Picasso per il famoso "Guerra in Corea". 

Dal 1819 al 1823, Goya si dedicò al suo ultimo ciclo di dipinti, le cosiddette"pitture nere". Si tratta di una serie di opere senza titolo prodotte per la propria residenza ad ovest di Madrid. Qui Goya raggiunge il suo massimo visionarismo e mette in mostra tutto il suo gusto per il macabro e le tonalità scure, partendo da tele completamente nere e aggiungendo man mano il colore. Prendendo atto della decadenza dell'Illuminismo, avviene la rappresentazione del male e dell'incapacità dell'uomo di riscrivere il suo destino, andando inerme incontro ad atroci sofferenze


"Il sabba" è una delle pitture nere più famose ed è dipinto sulla falsa riga de "Il caprone", ampliando tutti gli elementi. La figura caprina ha tratti più marcati rispetto al passato ed incute più terrore, mentre le streghe disposte in semicerchio con sguardi rapiti. Le loro fattezze sono bestiali a testimonianza della loro totale perdita di umanità. Sull'estrema destra si trova una donna che forse mai aveva partecipato ad un rito del genere e la sua figura allude alla compagna di Goya che assisteva ai suoi deliri senza poter fare nulla.


L'apice però viene raggiunto con una delle ultime opere, "Saturno che divora i suoi figli". Viene rappresentato, con grande crudezza, il momento in cui Saturno uccide mangiando uno dei suoi figli per paura di essere spodestato, ciclo che ripeterà con altri quattro figli ma senza che potrà far qualcosa contro il sestogenito Giove. Gli occhi fuori dalle orbite, la bocca spalancata e la posa animalesca creano una scena raccapricciante. Viene analizzato alla perfezione il tema della follia accompagnata dalla totale perdita di principi razionali. Alcune ipotesi accreditate suggeriscono di una Spagna che stia divorando i giovani soldati con la guerra, altre vedono il contrasto tra vecchiaia e gioventù, ma potrebbe anche trattarsi di una rappresentazione dello spodestamento dell'Illuminismo ad opera del Romanticismo

Al termine della guerra, fu posto sul trono Ferdinando VII e Goya, trovandosi in totale disaccordo con il nuovo re, decise di esiliarsi a Bordeaux, dove terminò le ultime sperimentazioni e visse gli ultimi anni della sua vita. Fu colto da una nuova paralisi e morì tra il 15 e il 16 aprile del 1828. Il corpo fu prima sepolto a Bordeaux e infine sotto varie sollecitazioni fu trasferito 58 anni dopo in Spagna e nell'occasione si scoprì che allo scheletro mancava il cranio.

Goya è stato uno dei pittori più controversi in assoluto. Non è collocabile in nessun periodo artistico ben preciso, ha cambiato in modo netto e radicale le atmosfere dei suoi dipinti in un certo punto della sua vita, oscilla continuamente tra accademismo e massima libertà di rappresentazione. Un pittore senza partito, senza uno stile preciso e e senza vincoli artistici, eppure, si è rivelato uno dei più grandi profeti del suo tempo, accompagnando la vecchia signora illuminista negli ultimi anni della sua vita e facendo da spettatore alla nascita dell'inarrestabile vento romantico. Goya non è solo un pittore, è stato un vero e proprio rivoluzionario, capace di ispirare geni moderni, vedi Picasso, e di fare da collante tra due modi di pensare totalmente opposti, è qui che risiede la sua grandezza.

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