Una manciata di perfezione

"Un giorno di gioia tranquilla, il Monte Fuji è velato, nella pioggia nebbiosa" (Matsuo Basho).

Il Monte Fuji lo potremmo definire come un esempio di perfezione, il meglio che la natura è riuscita a donare all'uomo. Rappresenta tantissimo per i giapponesi e anche ad occhi esterni mostra un'atmosfera solenne. Quasi perennemente con la cima innevata, questo vulcano è stato al centro di miti e leggende, nei suoi pressi sono stati eretti bellissimi templi e ovviamente non poteva mancarci un tori in prossimità della cima. C'è chi è riuscito a rappresentare questo simbolo con mille sfaccettature, parliamo del pittore giapponese Katsushika Hokusai.
                                                                            

Katsushika Hokusai nacque nel 1760 e fu particolarmente ispirato dall'Impressionismo francese. Già da quando era molto piccolo si avvicinò a diverse attività legate all'incisione e all'artigianato. Cresciuto, si dedicò a sviluppare uno stile più personale e intorno al 1798 trovò il successo come artista indipendente, completò diversi lavori e tra il 1826 e il 1833 terminò le "Trentasei vedute del Monte Fuji", aggiungendone in seguito altre dieci. Furono realizzate in stile ukiyo-e, una xilografia su carta con matrici di legno. Alcune di esse sono famosissime e meritano di essere ammirate e considerate al pari delle opere francesi di quel tempo.


"La grande onda di Kanagawa" è la più famosa delle 46 xilografie ed è una delle opere giapponesi più famose al mondo. È costituita da tre elementi: l'immancabile monte Fuji presente in tutte le opere sullo sfondo, una grande onda e delle barche. Il Fuji è con la cima innevata e il fatto che la parte inferiore sia scura vuol dire che la scena è ambientata durante il mattino, con il sole che splende da dietro il monte. L'onda è disegnata con un bel realismo, qualche istante prima di infrangersi. Essa forma una spirale quasi perfetta per osservare al meglio il Monte Fuji in lontananza. Infine le tre imbarcazioni sono delle chiatte usate per il trasporto del pesce vivo e contengono in totale trenta persone che indossano il tipico samue primaverile color indaco. La firma di Hokusai si trova in alto a sinistra.


Abbastanza conosciuta è anche "Vento del sud, cielo sereno", una delle pochissime xilografie che rappresenta il Monte Fuji in primo piano. La scena è ambientata presumibilmente in estate e ciò lo si può evincere dai ghiacciai sulla cima quasi sciolti. L'atmosfera di tepore dell'opera è data in gran parte dal rosso bruno innaturale del maestoso monte e anche dal cielo sereno. I colori usati sono molto accesi e l'accostamento cromatico ricorda quello che in seguito verrà usato per "La danza" di Matisse. Segno che la produzione di Hokusai ha inevitabilmente portato ispirazione tra gli avanguardisti francesi.


La "Terrazza di Sazai" è la tredicesima xilografia di Hokusai appartenente alla serie di vedute del Fuji. Colpisce parecchio poiché ha dei punti in comune col Realismo. Infatti sono rappresentati i membri di una famiglia che stanno passando tranquillamente del tempo insieme osservando il Monte Fuji. Quest'ultimo è rappresentato al centro sullo sfondo, mentre attorno si sviluppa la vegetazione che copre in parte due villaggi, situati ai lati del vulcano. Le persone sulla terrazza sembrano estasiate dal paesaggio mozzafiato contornato dal lago, un anziano signore pare incuriosito come un bambino mentre indica in lontananza, due donne osservano rilassate e una di loro tiene per mano un bambino. Il tutto nella splendida cornice di un tempio finemente disegnato da Hokusai.


Anche in "Casa del tè a Koishikawa il mattino dopo una nevicata" Hokusai decide di dare risalto alla vegetazione, la quale sembra inglobare la semplice abitazione in legno presente sulla sinistra della xilografia. Aspetto fondamentale è però il clima invernale, con la neve che contribuisce a dare un tocco di magia alla scena. Dall'abitazione, che fa parte di un piccolo villaggio, si notano cinque persone ed una indica tre uccelli che volano sopra il monte Fuji, quasi completamente innevato. Ad arricchire questo paesaggio inoltre troviamo un piccolo laghetto ed altre montagne innevate in lontananza. La firma è come al solito posta in alto a sinistra.


La "Baia di Noboto" è la ventitreesima xilografia appartenente al ciclo delle vedute del Fuji. Anche questa coglie in pieno i principali aspetti del Realismo italiano e francese, in questo caso alla perfezione poiché i lavoratori erano i soggetti più gettonati di questa corrente pittorica. Vengono rappresentati dei contadini intenti ad occuparsi dei raccolti, anche con l'ausilio delle barche. La vegetazione, come nelle opere precedenti, copre buona parte del villaggio, mentre il Monte Fuji sembra quasi accennato. Quest'opera colpisce particolarmente anche per la presenza del Tori. Le persone sono obbligate a passarci attraverso come da tradizione e Hokusai ha prestato attenzione anche a questo dettaglio. Inoltre il celebre pittore ha continuato la linea intrapresa anche per le altre xilografie: l'esaltazione della natura, della maestosità del monte, dell'architettura giapponese e soprattutto della spontaneità delle persone.


Anche nella xilografia numero venticinque viene esaltata la natura mista all'opera umana, solo che in questo caso a prendersi completamente la scena è il Monte Fuji e il suo splendido riflesso sul limpido Lago Kawaguchi. Quest'opera, chiamata appunto "Riflesso del Monte Fuji nel lago Kawaguchi", dimostra che Hokusai presta attenzione anche a fenomeni del genere, sfatando i dubbi riguardo le opere giapponesi troppo spesso definite irrealistiche e povere di particolari. Ai piedi del monte sorge un piccolo villaggio circondato dai boschi, mentre nel famoso lago troviamo una barca di piccole dimensioni. Questa è senza dubbio una delle migliori opere della serie, per la semplicità e soprattutto la bellezza che caratterizza il villaggio e il riflesso del monte.


A seguito del primo ciclo di trentasei xilografie ne furono aggiunte altre dieci, ancor più ricche di dettagli e a tratti apparentemente più confusionarie. La prima di queste ne è l'esempio emblematico, ovvero "La segheria di Honjo". Honjo è una città giapponese nella prefettura di Saitama, a nord di Tokyo, e un tempo vi si trovava una grande segheria che offriva lavoro a tantissime persone. La segheria sorgeva vicino ad un villaggio, accuratamente rappresentato da Hokusai. Nel frattempo due lavoratori si stanno passando un pezzo mentre un altro sta limando un tronco. Infine il Monte Fuji è presente sulla parte destra dello sfondo dietro un'asta di legno. L'aspetto più degno di nota è senza dubbio il realismo con cui è stata disegnata la segheria, l'accuratezza dei dettagli e la bellezza dell'opera nel suo insieme.


Ultima stampa che merita di essere annoverata tra le meglio riuscite è la numero trentanove, "Shinagawa sulla via di Tokaido". In questa xilografia la città di Shingawa è rappresentata nella parte in basso a sinistra e da quel punto si sviluppa tutta la scena caratterizzata da diverse persone che sostano o proseguono il loro cammino lungo la famosa via di Tokaido, la quale collegava e collega tutt'oggi Tokyo e Kyoto. Ovviamente però a prendersi le maggiori attenzioni dell'osservatore sono gli splendidi alberi di ciliegio che Hokusai non poteva fare a meno di rappresentare in almeno una delle quarantasei opere.

Questa scorpacciata di tradizione e paesaggi giapponesi porta a diverse riflessioni. In primo luogo è evidente l'attenzione che viene prestata alle piccole opere dell'uomo e agli elementi naturali, inoltre il nome della serie non deve trarre in inganno, poiché il Monte Fuji è certamente il personaggio onnipresente, ma raramente è l'attore protagonista. Inoltre sia per l'influenza di Hokusai nell'arte francese, sia per la bellezza delle sue opere, ci sentiamo di dire che si tratta dell'esponente di spicco dell'arte giapponese, al pari di Hiroshige e Higashiyama.



























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