Incontro tra mondi

"Hokusai non è solo un artista fra altri nel mondo fluttuante, è un'isola, un continente, da solo un mondo" (Edgar Degas).

Nell'ultima parte dell'800, in seguito alla rivoluzione Meiji, in Giappone si verificò un cambio di mentalità dovuto a ragioni specialmente di natura economica. Questa rinnovamento portò alla fine dell'isolamento, con l'esportazione ed importazione di alcune tecniche artistiche e pittoriche. Il Sol Levante ne guadagnò nell'ambito della fotografia per esempio, mentre l'Europa e più in particolare la Francia vennero a contatto con la disarmante bellezza delle stampe ukiyo-e, che furono alla base del fenomeno conosciuto come Japonisme.


Il termine Japonisme fu utilizzato per la prima volta nel 1873 dal critico d'arte francese Philippe Burty per indicare quella grande influenza che le arti figurative giapponesi ebbero in Europa nella seconda metà del XIV secolo. Le prime contaminazioni si ebbero grazie a Isaac Titsingh e soprattutto Philipp Franz von Siebold, i quali lavorando presso la comunità olandese di Nagasaki portarono al loro ritorno in patria alcune stampe ukiyo-e di Katsushika Hokusai. Caso vuole che le stampe ukiyo-e erano poco considerate in patria e vennero usate come imballaggi, finché la loro bellezza non saltò all'occhio dell'artista francese Félix Bracquemond nel 1856. I fratelli De Goncourt invece nel loro celebre giornale parlarono di un salone riccamente decorato con opere giapponesi, inoltre uno dei due fratelli, Edmond, organizzò una mostra dedicata alle opere di Utamaro, altro artista di grande influenza. 

Qualche anno più tardi venne aperto a Parigi da Madami Desoye e suo marito il primo negozio dedicato all'arte giapponese. Quindi grande contributo fu dato anche dal sempre più crescente collezionismo, infine l'esposizione universale di Parigi del 1867, dove ci fu anche la presenza giapponese, fece il resto. Tuttavia, il fenomeno non fu a senso unico, infatti in questo periodo è da ricordare anche la cosidetta Bunmei-kaika, ovvero l'occidentalizzazione del Giappone con l'introduzione nel paese di alcuni usi e costumi tipicamente europei, senza dimenticare l'arrivo di alcune tele specialmente dalla Francia che furono di grande ispirazione per gli artisti a seguire. 



Vincent van Gogh fu tra i pittori maggiormente influenzati dalla pittura giapponese, ne è un esempio il "Ritratto di Pere Tanguy", realizzato nel 1888. In primo piano appare con le mani rozze e grandi Pere Tanguy, soprannominato così dai suoi amici. L'espressione è calma e rilassata, quasi a ricordare la fermezza dei soggetti giapponesi, e il tutto è immerso in una policromia davvero accesa e gradevole per gli occhi, tratto distintivo di Van Gogh. 
Lo sfondo costituisce il punto forte dell'opera, costituito da un mosaico di stampe del Sol Levante raffiguranti monti, attori e cortigiane. 


L'opera più famosa di Van Gogh rimane però "La cortigiana", realizzata nel 1887. Si tratta un realtà di un omaggio all'originale del giapponese Kesai Eisen, il quale impressionò Vincent a tal punto da spingerlo ad omaggiarlo. Si impegnò a riprodurla alla perfezione, ingrandendo anche le dimensioni. Le tonalità scelte sino molto accese per dare comunque un tocco personale. L'ambiente dove si trova la cortigiana è uno stagno, riconoscibile dall'acqua, dalle canne di bambù, inoltre sono presenti delle rane e una gru. Gru e rana in francese si dicono rispettivamente grue e grenouille, utilizzati in Francia per indicare una prostituta. È evidente quindi come la pittura giapponese abbia influenzato e affascinato Van Gogh, tra l'altro possiamo notare una certa influenza anche nella sua produzione di girasoli.


Oltre a Van Gogh, altri artisti fortemente influenzati dall'arte giapponese furono Monet, Manet, Degas, Pissarro e Klimt. Quest ultimo in alcuni dipinti come "Il bacio" sembra proprio riprendere la posizione di alcuni corpi delle tele giapponesi. Inoltre anche un grande pittore come Gauguin rimase folgorato dalla bellezza delle stampe ukiyo-e, ammirando soprattutto la mancanza di ombre che comunque non nuoceva alla riuscita finale e anzi, dava una maggior sensazione di libertà, aspetto che per Gauguin era molto importante. "Il Cristo giallo" è un perfetto esempio di influenza asiatica. L'esponente dei Nabis Paul Ranson invece, nell'opera "Pesaggio nabi", mise in pratica la tecnica consistente nel dipingere dentro contorni delimitati di nero a mò di sagome, molto adoperata dai giapponesi. Non a caso quest ultimo era definito il più giapponese dei Nabis

L'arte giapponese influenzerà anche dopo l'Impressionismo, specialmente nel campo dell'art nouveau e dell'architettura. Probabilmente il giapponismo e la Bunmei-kaika non si sono mai fermate, essendo occidente e oriente costantemente affascinati l'uno dall'altro, anche se è da precisare che le "Japonisme" ha subito una brusca frenata durante e dopo la seconda guerra mondiale, per via dell'immagine aggressiva del Giappone. 
Francia e Giappone hanno generato uno dei più bei binomi della storia dell'arte, due arti entrambe attente alla natura e alla pittura en plein air, probabilmente il vero punto d'incontro tra due mondi apparentemente opposti. 






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