Perso nella natura

"Io devo forse ai fiori l'essere diventato pittore" (Claude Monet).

Rompere con la tradizione e rendersi portatori di una nuova pittura all'epoca non era certamente un'esperienza semplice. Bisognava affrontare la critica, quasi sempre feroce, bisognava guadagnare consensi, in un pubblico francese ormai sempre più esigente, bisognava anche trovare artisti con le stesse idee, perché ogni grande rivoluzione non ha mai visto protagonista un solo uomo. Tuttavia c'è anche bisogno di una grande forza di volontà, requisito che in certi casi potrebbe rivelarsi il più importante. 


Claude-Oscar Monet nacque a Parigi il 14 novembre del 1840 a Parigi, da una donna vedova giunta al secondo matrimonio. Nel 1845 la famiglia si spostò in un sobborgo di Le Havre per motivi lavorativi e il giovane Claude cominciò a disegnare piccole caricature della gente della città, vendendole a dieci franchi l'una. Nel 1856 ebbe come primo maestro Eugène Boudin, il quale lo indirizzò verso la pittura en plein air. A seguito della morte della madre, si spostò nel 1959 a Parigi per studiare pittura all'Académie Suisse, dove conobbe Courbet, Delacroix e Pissarro. 

Conobbe anche Manet e Troyon, il quale gli suggerì di approfondire lo studio del disegno in un atelier, anche se Monet non sembrò molto convinto preferendo le opere di Daubigny. Grazie al padre Claude riuscì ad evitare il servizio militare e nell'atelier di Charles Gleyre conobbe Renoir e Sisley. Nell'estate del 1864 si stabilì ad Honfleur insieme a Bazille, dipingendo paesaggi come amava fare. Un litigio col padre lo portò a ritornare a Parigi e fu ammesso per la prima volta al Salon.


Il quadro "Donne in giardino" appartiene al suo periodo giovanile ed è dipinto en plein air. La scena è ambientata in un giardino e le donne rappresentate sono in realtà la stessa persona, la modella nonché sua compagna Camille. Gli abiti indossati appartengono alla moda del tempo e Monet li ha riprodotti con grande accuratezza. Tuttavia, le figure non sembrano perfettamente inserite nel contesto, infatti Monet da il meglio di se nella rappresentazione del paesaggio, delle luci e delle ombre

Dopo diversi trasferimenti, ha un figlio di nome Jean da Camille. Renoir e il mercante Gaudibert lo supportano in un momento molto difficile, ovvero dopo aver tentato il suicidio nel 1868. Gaudibert gli compra delle tele, gli commissiona un ritratto e gli procura anche una casa a Saint-Michel, dove porta avanti i suoi studi sulla riflessione della luce sull'acqua. Ne è un'esempio "Le grenouillère". Nel 1870 sposa Camille e scoppiata la guerra con la Prussia si trasferisce a Londra dove ritrova Pissarro e si interessa alle opere di Turner. Tornando in Francia passa per i Paesi Bassi e compra diverse stampe di Hokusai e Hiroshige. 


Il dipinto "Impression, soleil levant" inizialmente non aveva titolo e fu coniato semplicemente con il termine "impressione". Non vi è alcuna traccia di disegno, il colore è dato direttamente sulla tela, con pennellate brevi e veloci. Ogni oggettività naturalistica del soggetto è superata: la volontà di Monet è quella di trasmetterci attraverso il dipinto le sensazioni provate osservando l'aurora. Egli non vuole più descrivere la realtà, ma vuole cogliere l'impressione di un attimo, diversa e autonoma rispetto a quella dell'attimo immediatamente precedente e di quello successivo. 
L'uso contrapposto di colori caldi e freddi rende in modo estremamente suggestivo il senso della nebbia del mattino. Evidente è l'influenza dei paesaggi mattutini di Turner. 

L'opera ottenne pareri sia positivi che negativi, ma riuscì comunque ad accendere i riflettori su un intero gruppo di pittori che presentavano caratteristiche affini a quelle di Monet, tra cui Degas, Renoir, Pissarro e Sisley. I suoi migliori lavori erano spesso incentrati sul panorama di Argenteuil. Nel 1875 gli impressionisti organizzarono una vendita collettiva, la quale però non ebbe il successo sperato, ma i pittori non si persero d'animo e fondarono il giornale "L'impressioniste", dove spiegavano la loro visione di arte.


Ne “I papaveri”, dipinto nel 1873, Monet vuole trasmetterci con vivace immediatezza il senso di allegria e tenerezza procuratogli dall'osservazione della moglie Camille e del figlioletto Jean che passeggiano fra l'erba alta e i papaveri. Dal verde del campo emergono delle brillanti macchie rosse che i nostri occhi interpretano subito come papaveri, conferendo al paesaggio serenità e freschezza.


"La passeggiata" risale al 1875 e rappresenta nuovamente Camille e Jean, evidentemente suoi soggetti prediletti. La prospettiva del quadro fa si che Monet si trovi in una parte più bassa rispetto ai due soggetti. Viene rappresentato alla perfezione il clima estivo, sia con il gioco di luci che con Camille che regge un parasole. Molto interessante è anche il vento, il quale si nota chiaramente come muova il vestito di Camille e l'erba. 

In questo periodo Monet si cimenta nella realizzazione di tele rappresentanti lo stesso soggetto in più fasi della giornata, ne è un esempio la pluri-produzione della Cattedrale di Rouen. Questo perché l'artista era sempre più entusiasmato dai problemi della luce e del colore. Di poco successiva alla nascita del secondo figlio Michel è la morte nel 1879 della moglie Camille. Alcune divergenze con gli altri impressionisti, specie Degas, lo fanno allontanare dalle mostre organizzate dal gruppo dando inizio alla sua carriera personale, fatta di impegni, viaggi e anche un discreto successo. Nel 1886 si tiene l'ottava e ultima mostra impressionista a cui aderiscono neoimpressionisti come Seurat e addirittura Gauguin. Ovviamente non parteciperà Monet, la cui pittura ha ormai anticipato il Fauvismo e ha poco a che vedere con l'Impressionismo.


Il punto di ripresa è quasi sempre lo stesso e quel che cambia sono solo le condizioni di luce, a dimostrazione di come uno stesso soggetto possa essere sufficiente a destare infinite e sempre nuove sensazioni. L'artista dipinge la facciata dalla finestra della medesima stanza d'affitto in diverse condizioni climatiche e a diverse ore del giorno in due successivi soggiorni. Monet è del tutto indifferente alla struttura architettonica della costruzione gotica. Egli si concentra esclusivamente sul gioco di luci e ombre che il sole produce sulla superficie della facciata: quell'armonia di toni che va dal giallo oro delle zone in piena luce agli azzurri delle ombre fino al blu intenso del cielo.

Tra il 1889 e il 1891 dipinse la serie dei Covoni, che impressionò particolarmente Vasilij Kandinskij. Avendo ormai ingenti risorse finanziarie comprò casa a Giverny e nell'estate del 1899 andò a Londra dove dipinse più volte il Tamigi. Tra il 1911 e il 1914 affrontò i lutti della seconda moglie Alice e del figlio Jean, creando a Giverny uno studio più grande per sistemare le varie tele rappresentanti ninfee, suo soggetto prediletto negli ultimi anni di vita. A seguito di una malattia alla vista non riuscì più a distinguere i colori e infine morì sul finire del 1926.


L'acqua è uno degli elementi che maggiormente affascina Monet il quale, ancor più degli altri impressionisti, ne studia la mobilità e ne analizza il colore. Fondamentali quindi sono state le rappresentazioni delle ninfee del giardino a Giverny. In "Stagno delle ninfee" del 1899 l'artista rappresenta il ponte giapponese che si era fatto costruire all'interno del giardino. La luce verdastra genera una sensazione di freschezza alla quale si aggiunge quella originata dello stagno, arricchito dalle ninfee.

Monet, al pari di tutti gli altri Impressionisti, non ha lasciato né una scuola né degli allievi. L’insegnamento è nelle sue tele, in ciascuna delle quali si riconosce sempre la volontà di parlare di un soggetto senza mai descriverlo, preferendo la prima impressione.
Ormai prossimo alla morte, affermò di aver avuto "il solo merito di aver dipinto direttamente di fronte alla natura, cercando di rendere le mie impressioni davanti agli effetti più fuggevoli, e sono desolato di essere stato la causa del nome dato a un gruppo, la maggior parte del quale non aveva nulla di impressionista".
Questa frase fa capire come lui non volesse creare un movimento, non volesse attirare favori e dissensi dalla critica né tanto meno volesse dipingere seguendo canoni. Voleva solo dipingere come un uccello canta.

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